Mentre in Italia imprese e cittadini devono destreggiarsi tra una pressione fiscale soffocante e una burocrazia che rallenta qualsiasi iniziativa, a pochi chilometri di distanza esiste una realtà completamente diversa. San Marino, il piccolo Stato incastonato tra l’Emilia-Romagna e le Marche, ha saputo costruire un sistema fiscale più leggero e favorevole, capace di attrarre imprenditori, investitori e lavoratori in cerca di condizioni più vantaggiose. Il confronto con l’Italia è impietoso, ma non si tratta solo di numeri: è una questione di approccio, di visione economica e di capacità di creare un ambiente più dinamico e meno oppressivo per chi fa impresa.


Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la tassazione sul reddito. In Italia, l’aliquota massima dell’IRPEF arriva al 43%, mentre a San Marino si ferma al 35%. Anche le aziende godono di un trattamento più favorevole: l’IRES italiano impone un’aliquota del 24%, a cui si aggiunge l’IRAP, mentre nella Repubblica di San Marino la tassazione sulle imprese è fissata al 17%. Questa differenza si traduce in un risparmio significativo per gli imprenditori, che possono reinvestire maggiormente nella propria attività invece di dover destinare una fetta sempre più ampia dei loro guadagni al fisco.


Oltre a un carico fiscale più contenuto, San Marino offre un sistema burocratico molto più snello rispetto all’Italia, dove adempimenti complessi, controlli frequenti e una normativa in continua evoluzione rappresentano spesso un ostacolo per chi vuole fare impresa. Nel piccolo Stato, le nuove aziende possono inoltre beneficiare di agevolazioni fiscali nei primi anni di attività, un incentivo concreto per chi vuole avviare un business senza essere immediatamente gravato da costi insostenibili.


Anche il sistema di tassazione sui consumi rappresenta una differenza fondamentale. In Italia l’IVA pesa per un 22% sulla maggior parte dei prodotti e servizi, con un meccanismo che grava su ogni passaggio della filiera produttiva. San Marino, invece, adotta un’imposta monofase del 17%, applicata solo sulla vendita al consumatore finale. Questo sistema permette di evitare la catena di ricarichi tipica dell’IVA, con un impatto positivo sia per le imprese che per i consumatori.


A tutto questo si aggiunge l’assenza di alcune imposte particolarmente gravose presenti in Italia. A San Marino non esistono né imposte patrimoniali né IMU sugli immobili, due voci che nel nostro Paese rappresentano un peso non indifferente per aziende e cittadini. Inoltre, le imposte sui dividendi e sulle plusvalenze risultano più contenute rispetto all’Italia, incentivando così gli investimenti e la crescita del tessuto economico locale.


San Marino, in passato considerato un paradiso fiscale, ha nel tempo stretto accordi con l’Italia e con l’Unione Europea per garantire maggiore trasparenza e facilitare la cooperazione economica. Questo ha reso il suo modello non solo più sostenibile, ma anche più attrattivo per chi vuole operare in un contesto regolamentato, ma senza l’eccessiva rigidità del sistema italiano.


Alla luce di tutto questo, una riflessione è inevitabile: perché l’Italia, nonostante le continue richieste di riforma fiscale, continua a rendere così difficile la vita di chi produce ricchezza e lavoro? Mentre a Roma si discute di nuove imposte e adempimenti sempre più complessi, a pochi chilometri di distanza esiste un modello alternativo che funziona. Forse non si tratta semplicemente di “trasferirsi altrove”, ma di prendere spunto da chi ha saputo fare meglio.

Riccardo Passaglia

Tassazione dei redditi di San Marino

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