Grande euforia tra la comunitá archeologica ha destato il ritrovamento a Delfi, in Grecia, di alcune tavole del VI-VII secolo a.C. attribuibili allo scrittore Esopo.
In esse pare esservi la continuazione della sua favola de “la cicala e la formica”.
Tutti ricorderanno la famosa favola in cui la formica durante la bella stagione lavora ed accantona provviste per l’inverno, mentre la cicala canta e non fa altro.
La favola narra che all’arrivo della brutta stagione la cicala va a chiedre delle provviste, ma la formica che é preoccupata per la sua comunitá deve negargliele e qui pensavamo che la favola finisse e che la morale fosse chiara, ma queste tavole danno ora una nuova luce al tutto.
Infatti esse raccontano dell’arrivo del coleottero saggio, altruista, intelligente e forte che impone alla formica di dare parte delle provviste alle cicale, salvando quasi l’intera comunitá di queste e facendo peró perire di fame una parte delle formiche, naturalmente per questo brillante salvataggio il coleottero trattiene per la sua comunitá parte delle provviste con l’accordo delle cicale.
La successiva bella stagione, narra l’autore, le industriose formiche, pur limitate nel numero, cercano ancora piú provviste, ma le cicale, salvatesi dall’inverno e prolificate, sono aumentate in gran numero e cosí anche i coleotteri, che, con l’arrivo dell’autunno, bussano in massa alla porta del formicaio e …
Un vero peccato non aver ritrovato l’ultima tavola che raccontava la fine della favola!
Comunque a me, economista, ed a tutti noi deve apparire chiaro il “O MYTHOS DELOI OTI” ovvero “la favola insegna che”, cioé quello che possiamo chiamare la morale che ci viene insegnata.
Infatti in essa appare ancora una volta come l’interventismo statale, tanto caro ai Keynesiani, (impersonato dal coleottero saggio, altruista, intelligente e forte) cercando di risolvere un problema a breve termine, quasi sempre, non fa altro che crearne uno più grande sul medio e lungo termine.
On. Edouard Ballaman