“Molta gente vuole che il governo protegga i consumatori. Un problema molto più urgente è proteggere i consumatori dallo Stato”. Milton Friedman ha fatto molte battute sul ruolo dello Stato, sui danni che la sua presenza in economia può comportare, ma anche sulla necessità di ridurre la sua presenza asfissiante nei più svariati settori della società. “E’ destino che la società libera sia più produttiva”, è senza dubbio la citazione che può sintetizzare al meglio il suo pensiero. Friedman si è spinto a ringraziare Dio per l’inefficienza dello Stato, unico elemento che consentirebbe allo stesso di limitare i suoi stessi danni, così come ha affermato che nessuno dei grandi progressi della civiltà sono avvenuti grazie a un governo centrale. Ora tornando all’Italia ed ai nostri tempi vediamo come la pensano i politici nostrani. Qualcuno dirà ma che c’azzeccano i 5 stelle, i sovranisti e gli aderenti alle ideologie di sinistra estrema fra loro? Eppure hanno molto in comune a partire dalla strenua volontà di riportare l’economia sotto il controllo statale come teorizzato dalle ideologie socialiste e comuniste. Ma il socialismo e il comunismo non hanno sortito gli effetti che dichiaravano i suoi sostenitori ma anzi hanno impoverito masse popolari e nazioni come bene i ricordano in molti. E in virtù di queste ideologie in Italia negli anni si era giunti ad avere aziende statali in diversi settori, dai voli aerei all’energia, alle telecomunicazioni, ai trasporti ferroviari, al settore radiotelevisivo, ecc. In molti casi queste aziende pubbliche per sopravvivere dovevano essere poste in posizione monopolistica. Non so voi ma quando mi parlano di monopolio statale in economia mi vengono in mente da utente i reticolati con cui sono stati richiusi i cittadini della Germania Est per non permettere loro di andare verso un’altra offerta di Stato. Allo stesso modo figurato considero un consumatore in un’epoca di monopolio nella quale non può scegliere. Ma negli anni in Italia, con innumerevoli fatiche, molti di questi monopoli sono stati smantellati con grande vantaggio per il sistema economico che è potuto crescere e per i consumatori che hanno potuto contare su più scelte alternative. Pensiamo alle ferrovie piuttosto che ai gestori di telefonia o di elettricità.Elemento comune era la disponibilità della interconnessione da parte dello Stato e la messa a disposizione (a pagamento s’intende) della linea alle aziende che le utilizzano per erogarvi i propri servizi più o meno materiali (dal trasporto ai dati). Ebbene in uno Stato moderno non ha più senso che lo Stato sia proprietario dei mezzi di produzione ma è invece importante svolgere con capacità e competenza la gestione regolatoria dei mezzi, permettendo ai privati di svolgere le proprie attività di servizi sfruttando le linee di tutti per offrire ciascuno i propri servizi. Anzi, favorire un mercato così strutturato permette la crescita del sistema economico perché permette alle aziende di sviluppare importanti capacità di gestione che possono poi essere offerte su altri mercati esteri (si pensi a Telecom piuttosto che a Telepass o ad altre società locali) impiantando così attività all’estero.Si dice per sostenerne l’acquisto che se lo Stato italiano fosse proprietario di Alitalia così potrebbe decidere di far atterrare gli aeromobili in zone altrimenti non appetibili. Ma invece si può sostenere che basterebbe che lo Stato si limitasse a proporre a qualunque società di volo di effettuare i collegamenti desiderati semplicemente mettendo a bando dei contributi. Il risultato che si otterrebbe sarebbe lo stesso ma senza dover gestire aziende sempre più complesse su mercati sempre più competitivi e sempre più globalizzati con maggiori rischi e maggiore dispendio di risorse. Allo stesso modo lo Stato o l’Ente territoriali può operare per lo sfruttamento delle altre reti. Questi sono sistemi gestionali moderni che permettono ad uno Stato di regolare la vita sul proprio territorio, senza però gravare sui cittadini, ma anzi permettendo di individuare con rapidità e chiarezza il costo e il risultato delle diverse politiche pubbliche. Gli esempi di cattiva gestione delle società pubbliche nel passato sono innumerevoli e non ci perdiamo dietro alle citazioni, ci basta solo ricordare il caso d’attualità dell’Ilva che da sito industriale di importanza europea fra gli altri programmi vi è quello di farlo divenire un parco cittadino. Ma forse non è solo l’ignoranza dei nostri politici che li porta a fare scelte ormai vecchie e consunte, ma è anche la possibilità di evitare il controllo del cittadino da un lato e la possibilità di gestire un certo numero di “posti pubblici” dall’altro, perché si sa che in Italia tutti sono figli di qualcuno e un piacere non lo si nega mai a nessuno! Dunque siamo contrari a qualsiasi presa in proprietà di società industriali, di servizi o utility, da parte dello Stato con qualsiasi giustificazione. Nessuna motivazione è sufficiente per tornare a nazionalizzare le aziende e uno Stato liberale deve porsi al meglio come ente regolatore delle reti di connessione, siano esse viarie come elettrovie o gasdotti piuttosto che di dati, ed utilizzare i propri fondi per definire eventuali obiettivi sociali o territoriali da affiancare agli obiettivi economici delle imprese che vi operano. Concludendo, ai movimentisti del 5Stelle, ai sovranisti e a quanti aspirano ancora ahimè a vedere uno Stato proprietario di società simbolo del passato, cioè per un socialismo di Stato, rammentiamo che per rimanere nel gruppo degli Stati sviluppati è necessario formulare politiche nuove e al passo con i tempi e non rievocare dai sarcofagi vecchie politiche economiche di Stato imprenditore che pensavamo ormai morte e sepolte dal giudizio negativo della storia.
Prof. Marcello Condini Responsabile Dipartimento economia e finanza dell’Istituto Milton Friedman