Un record storico di elezioni in tutto il mondo (il 51% dei Paesi che rappresentano più della metà del PIL mondiale) mette alla prova i fondamenti della nostra società democratica e degli equilibri economici e geopolitici planetari

05 gennaio 2024 – Il 2024 si prospetta come un anno cruciale nella storia del nostro pianeta, un anno in cui il richiamo delle urne risuona in ogni angolo del globo. Con elezioni previste in 76 Paesi, dal continente americano all’Europa, dall’Asia all’Africa, fino al Sudamerica, l’anno a venire si presenta come una maratona democratica senza precedenti. Di fatto si voterà in otto dei dieci paesi più popolosi al mondo (Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti) e in 18 Paesi del continente africano che contribuiscono con quasi 300 milioni di aventi diritto al voto, per un totale di quattro miliardi di persone. Questa intensa attività elettorale solleva questioni cruciali sulla libertà di scelta, il valore del voto e la robustezza dei principi democratici che guidano le nostre società.

Secondo l’Economist, però, su 71 paesi considerati dal Democracy index, solo 43 avranno elezioni pienamente libere e democratiche, tra cui i 27 stati dell’Unione europea, mentre gli altri 28 non soddisfano le condizioni di base per parlare di votazioni davvero libere e giuste. In particolare, le elezioni saranno più che altro una mera formalità in paesi come Bangladesh, dove il governo ha avviato una campagna di attacco contro il premio Nobel per l’economia Mohammad Yunus, o Pakistan, retti regimi che combinano elementi di democrazia e autoritarismo, ma soprattutto in Russia, dove vige un regime pienamente autoritario e in cui la rielezione di Vladimir Putin è certa, e in Iran.

Di seguito una panoramica sulle elezioni nei paesi più importanti. A giugno circa 400 milioni di cittadini europei saranno chiamati ad eleggere i propri rappresentanti a Strasburgo, mentre negli Stati Uniti impazza la sfida tra Trump e Biden. Due elezioni che sono sotto la lente d’ingrandimento e che condizioneranno non solo le scelte politiche mondiali, ma potrebbero risultare cruciali anche dal punto di vista della risoluzioni dei conflitti bellici in atto.

A marzo si voterà anche in Russia dove la rielezione di Putin, che ha annunciato la sua ricandidatura, sembra scontata. La commissione elettorale ha già respinto la candidatura della pacifista Ekaterina Duntsova, ex giornalista e a capo di una campagna per la democrazia e la fine del conflitto in Ucraina, a causa di presunti refusi nella documentazione

Tra aprile e maggio sarà chiamata al voto anche l’India che, oltre a essere considerata la più grande democrazia del mondo, rappresenta l’economia mondiale a crescita più veloce. Il vero competitor a livello planetario da questo punto di vista della Cina.

Nel Regno Unito non c’è una data precisa ma si presume che il popolo d’oltre manica andrà al voto nella seconda metà del 2024, come annunciato ieri dal Premier britannico Rishi Sunak. In particolare le elezioni che coinvolgeranno il popolo dei “sudditi” di Re Carlo potrebbero riaprire una strada pro Europa visto il calo nei sondaggi dei conservatori e la risalita dei liberal-democratici.

Nel centro e sud America si voterà in Messico, Brasile e probabilmente in Perù, dove ci potrebbero essere elezioni anticipate. Una particolarità riguarda, invece, il paese carioca, dove oltre alle presidenziali si voterà anche a Rio che vede come candidato principale il figlio del Presidente Bolsonaro.

In Asia, invece, sotto la lente d’ingrandimento sono le elezioni in Iran e a Taiwan. In particolare, nella piccola isola asiatica il voto potrebbe segnare significativamente il futuro delle sue relazioni con la Cina.

Come citato all’inizio dell’articolo, in Africa saranno 18 i paesi che andranno al voto nel 2024, continente che conta ben 33 nazioni tra i Paesi meno sviluppati del mondo. Un parte del mondo dove interessi economici, colonizzazioni e guerre hanno distorto il percorso storico ed economico. Una svolta democratica ne potrebbe riscrivere la storia di popoli costretti a vivere da secoli di gran lunga sotto la soglia di povertà.

La sovranità della libertà di scelta, quindi, pilastro fondamentale delle democrazie, sarà al centro del dibattito. In molte nazioni, cittadini e cittadine si troveranno ad affrontare scelte cruciali, dalla direzione della politica economica al destino delle politiche ambientali. La domanda principale rimane se le elezioni del 2024 rifletteranno davvero la volontà popolare o se fattori esterni potrebbero influenzare indebitamente il processo democratico.

Con l’avanzare della tecnologia, la sicurezza del voto diventa una preoccupazione crescente. Paesi di tutto il mondo si stanno sforzando di garantire che le elezioni siano trasparenti e immuni da manipolazioni. Le minacce cibernetiche, la disinformazione online e le preoccupazioni sulla sicurezza delle urne saranno al centro delle attenzioni di governi e organizzazioni internazionali.

La democrazia autentica richiede una partecipazione attiva e un’ampia rappresentanza. Nel 2024, il modo in cui vengono affrontate le sfide di inclusività e rappresentanza potrebbe plasmare il futuro delle società democratiche. Dalle barriere all’accesso al voto alla rappresentanza equa nei processi decisionali, le elezioni del 2024 offrono l’opportunità di rafforzare o rivedere gli standard democratici.

Mentre il mondo si prepara per il 2024, gli osservatori internazionali, le organizzazioni non governative e i cittadini stessi dovranno essere vigili e attivi. La responsabilità collettiva di garantire elezioni libere e giuste deve essere condivisa da tutti coloro che credono nei valori democratici e di libertà.

Anche in questa direzione che il nostro Istituto, attraverso le delegazioni in tutto il mondo, cercherà di concentrare tutti gli sforzi affinché la libertà di scelta dei popoli possa essere rispettata.

Il 2024 sarà, infatti, l’anno in cui la democrazia globale sarà messa alla prova generale. La sfida non è solo per i candidati e i partiti politici, ma per ciascun cittadino impegnato a difendere i principi democratici. La libertà di scelta, il voto e la democrazia stessa saranno scolpiti dalle decisioni prese nelle cabine elettorali in tutto il mondo. In un’epoca in cui la democrazia è un bene prezioso da proteggere, il 2024 rappresenta un banco di prova cruciale per il futuro della nostra società.

Ci auguriamo che nel 2024 molti paesi possano seguire il cambiamento avvenuto a fine 2023 in Argentina dove, in un momento di forte crisi economica e identitaria, gli elettori hanno scelto la strada liberale eleggendo Javier Milei presidente che, subito dopo la sua proclamazione, ha iniziato a mettere in atto le riforme promesse in campagna elettorale dando importanza prioritaria al mondo imprenditoriale e privato depotenziando uno Stato che, fino a prima del suo avvento, aveva oppresso i cittadini con tasse insostenibili.

di Angelo Liuzzi
Socio Benemerito Istituto Milton Friedman

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