La notizia che più rimbalza sui principali media nazionali questa settimana riguarda il piano ONU (1) che andrebbe a ridurre drasticamente il consumo di grassi trans e saturi a livello internazionale, imponendo imposte aggiuntive e avvertimenti ai consumatori sul rischio per la salute.
Il provvedimento in questione è il programma REPLACE (2) ideato dall’organizzazione per combattere le malattie cardiovascolari, la cui strategia punta a ridurre il consumo di grassi “cattivi” (saturi e trans), considerati dannosi superata una certa soglia. Gli studi forniti dall’ONU suggeriscono di restare al di sotto del 1% del fabbisogno calorico giornaliero, che sarebbero meno di 2.2g di grassi trans per una dieta standard di 2,000 kcal giornaliere. Secondo gli esperti il rischio di soffrire malattie cardiovascolari aumenterebbe del 21% per coloro che seguono diete ad alti contenuti di grassi trans.
Il Ministro del Agricoltura (3) e diversi rappresentanti del mondo dei produttori agricoli hanno manifestato il loro disappunto, dichiarando quindi sin dall’inizio di voler difendere il Made in Italy dai possibili danni all’immagine del Paese e opporsi all’adozione di un simile provvedimento da parte dell’organizzazione, sottolineando come questo potrebbe avere forti conseguenze negative per l’economia nazionale.
Noi del Friedman Institute ci teniamo a ricordare che questa non sarebbe la prima volta che il mondo scientifico accusa la nostra dieta di essere “pericolosa”, già negli anni 60’ e 70’ ci fu una vera e propria crociata contro i grassi saturi (4), burro e lardo in primis vennero messi al bando, favorendo così l’ascesa della margarina e altri grassi idrogenati (come i PHOs, partially hydrogenated oils) soprattutto nelle applicazioni industriali, prodotti ad alto contenuto di grassi trans. Più di 40 anni dopo il consenso generale si è ribaltato, quella che negli anni Settanta sembrava essere una verità assoluta si è rivelata essere un errore colossale, gli PHO sono molto più dannosi per la salute dei grassi saturi, i quali, invece, avrebbero una forte correlazione con alti livelli di life expectancy, questo fenomeno viene chiamato French Paradox.
Non possiamo quindi non schierarci con consumatori, produttori e chiunque difenda le nostre eccellenze da tassazioni punitive e bollini deterrenti. La dieta mediterranea è ammirata internazionalmente e tutti gli studi concludono che questa sia un fattore determinante negli alti livelli di salute e la longevità media del nostro Paese (5). Proprio per questo riteniamo che sia buon senso, prima di prendere provvedimenti con effetti potenziali così forti sulla salute e sull’economia nazionale, aspettare, riflettere e ponderare bene i pro e i contro di simili decisioni.
(1) https://news.un.org/en/story/2018/05/1008912
(2) http://www.who.int/news-room/detail/14-05-2018-who-plan-to-eliminate-industrially-produced-trans-fatty-acids-from-global-food-supply
(3) http://www.repubblica.it/salute/alimentazione-e-fitness/2018/07/18/news/lotta_onu_a_grassi_e_sale_centinaio_non_tocchi_made_in_italy-202063276/
(4) https://www.healthline.com/nutrition/6-graphs-the-war-on-fat-was-a-mistake
(5) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27552476