Ufficio stampa
In questi giorni di precampagna elettorale si è tornati a parlare della chiusura domenicale dei negozi. 
Il Consiglio Direttivo dell’Istituto Milton Friedman esprime la propria piena e ferma contrarietà a un passo indietro in tal senso. La liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali è stata una conquista del mercato, uno dei pochi spiragli di liberismo in un’Italia che fatica ancora oggi a liberarsi delle proprie tradizioni corporative. Anche in questo campo lasciare libertà di decisione ai privati è sacrosanto. 
Le argomentazioni che fanno leva sulla tutela della forza lavoro sono a tutti gli effetti inconsistenti. L’autonomia contrattuale tra i datori di lavoro e i lavoratori permette di conoscere anticipatamente gli orari e le prestazioni di lavoro richieste, garantendo anche a coloro che non desiderino lavorare durante le festività  o le domeniche di contrattare o di rinunciare all’impiego.
Una scelta di questo tipo avrebbe un influsso negativo anche sul commercio, che se ha conosciuto una fase di ripresa, potrebbe tornare a comprimersi di fronte a questa nuova imposizione.
Ma le conseguenze non sono solo economiche: centri cittadini attivi anche la domenica sono luoghi sempre attrattivi per la gente che se mancassero probabilmente sarebbe portata a restare a casa aumentando quel senso di isolamento che già oggi è largamente diffuso nel nostro Paese.
Per questi motivi e per tutelare ancora una volta le libertà economiche sotto costante, facile e demagogico attacco diciamo, come Consiglio Direttivo dell’Istituto Milton Friedman un fermo no, ad ogni limitazione ai giorni e agli orari di apertura dei negozi.

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