Nonostante i proclami del Presidente venezuelano Nicolas Maduro, che ancora domenica negava la possibilità che il Paese potesse dichiarare il default, ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha dato la notizia del “default parziale”dello Stato sudamericano.
Dopo aver mancato il pagamento di due obbligazioni del valore di 200 milioni, e dopo il fallimento della riunione con i creditori che aveva lo scopo di raggiungere un accordo sulla rinegoziazione del debito, l’annuncio era scontato.
Il Venezuela che sta affrontando gravi problemi di politica interna, con l’attuale classe dirigente che non riesce a gestire le spinte democratiche interne al Paese, spingendo per soluzioni di stampo autoritario, ha una situazione economica drammatica con un’inflazione che viaggia intorno al 1000% annuo e il Prodotto interno lordo in continuo calo. Oltre a ciò la popolazione stremata da una grave crisi alimentare da anni chiede un cambiamento al vertice del governo. Le elezioni presidenziali del prossimo anno saranno decisive perché potrebbero porsi o in linea di continuità con la politica postchavista inaugurata nel 2013 e che ha portato il Paese sull’orlo del baratro o, come preannunciato i sondaggi, rompere definitivamente e aprire la strada a un cambiamento nella gestione del potere in uno dei più importanti stati dell’America Latina.